lunedì 10 novembre 2014

LISBON STORY


Part.3:  O FIM DO MUNDO
“Guardo ogni cosa come una fratellanza e una sorellanza vedo il tempo come nient’altro che un’idea e considero l’eternità un’altra possibilità. Penso ad ogni vita come a un fiore, comune come una margherita dei campi, e altrettanto singolare e ad ogni nome come a una piacevole musica in bocca che tende, perché tutta la musica lo fa, verso il silenzio e ad ogni corpo come a un leone di coraggio e a qualcosa di prezioso per la terra. Quando sarà finita, voglio dire: per tutta la vita sono stata una sposa maritata alla meraviglia. Sono stata lo sposo, e ho preso il mondo fra le mie braccia. Quando sarà finita, non voglio chiedermi se ho fatto della mia vita qualcosa di particolare e di vero. Non voglio finire avendo semplicemente visitato questo mondo.”
Queste  parole di Mary Oliver, tratte da “When Death Comes”, mi sovvengono mentre siamo accanto al mare, non fa freddo e affondiamo tra la sabbia delle spiagge di Cascais, dove, come dicono i nativi, la terra finisce e il mare comincia. Le lunghe onde ci bagnano le gambe e il cuore e le zampe.
Ora, alla “fine del mondo”, la ponta mais ocidental do continente europeu, lasceremo le nostre ombre libere di andare verso vite migliori. Si compie qui ed ora, sia per me che per Smilla, una rinascita da vite che hanno esaurito il loro percorso.
Tra eteronimi e ortonimi di Fernando Pessoa vaghiamo per mercatini rionali, tram e azulejos. Barocco e manuelino in sincretica fascinazione.
Tra gli stretti vicoli dell’araba Alfama, intrigo di voci e di popoli, miscuglio del mondo dove le persone si fanno compagnia è l’amore che è l’essenziale.
L'elevador de Santa Justa, anche conosciuto come El Grasciaro, ci porta nel cielo di Lisbona. Questa incredibile struttura neogotica risale al 1898 ed è un vero e proprio precursore dei moderni ascensori. Dotato di cabine di legno e ottone, fu azionato prima dal vapore e poi dall’energia elettrica ed è inserito in una torre di ferro che per molti aspetti ricorda la struttura della Tour Eiffel. Ai tempi venne considerato un azzardo progettuale per il dislivello che superava, mettendo in collegamento la Baixa con il Chiado, per i materiali utilizzati e per il viadotto sospeso che permetteva di raggiungere l’ascensore dalla stazione superiore.
Dalla cima della torre, tramite una scala a chiocciola, si trova un panoramico caffè da cui si gode una delle più belle viste sulla città e sul Castelo de São Jorge.
Il ponte 25 de Abril è un ponte sospeso sull'estuario del fiume Tago e venne costruito dall'American Bridge Company, la stessa compagnia che si occupò della costruzione del famoso Golden Gate Bridge di San Francisco, al quale il ponte 25 de Abril è ispirato. Mentre rimiriamo questa meraviglia si avvicina un ometto che comincia a declamarci tutti gli artefici della costruzione dell’opera passando poi al Padrão dos Descobrimentos, il monumento alle scoperte, elencandomi di seguito le decine di navigatori a cui è dedicato. Ringrazio questo distinto e gentile signore che però mi fa capire che se gli dessi qualcosa per uma bica, un caffè detto alla lisboneta, sarebbe cosa gradita!
E’ la seconda volta che un portoghese si comporta da spagnolo o italiano, l’altra è stata passeggiando lungo il Rossio quando un tipo voleva vendermi dell’hashish. Al contrario degli spagnoli e degli italiani, i portoghesi sono molto riservati e gentili. Non insistono e, anche nelle due occasioni di scrocco da me vissute, si rivolgono con estrema educazione. Lontani anni luce dai loro cugini spagnoli che mi hanno proposto di acquistare in sequenza: oro, argento, droghe varie e di vari colori, armi e una notte con una loro amica che a dir loro sarebbe stata lietissima di offrirmi le sue grazie.
I portoghesi invece sono differenti, sarà la saudade, questa forma di malinconia, un sentimento affine alla nostalgia. Etimologicamente, deriva dal latino solitùdo, solitudinis, solitudine, isolamento e salutare, salutatione, saluto.
In alcune accezioni la saudade è una specie di ricordo nostalgico, affettivo di un bene speciale che è assente, accompagnato da un desiderio di riviverlo o di possederlo. In molti casi una dimensione quasi mistica, come accettazione del passato e fede nel futuro.
Fatto sta che loro hanno fatto la rivoluzione dei garofani cacciando una dittatura terribile senza spargimenti di sangue. Quello che di Lisbona poi colpisce molto è la mescolanza di caratteri somatici. Credo di aver visto le persone più belle in questa città. Donne dalla pelle nera e gli occhi verdi, ragazze con gli occhi a mandorla e i dreads, ragazzi biondi con gli occhi neri come la pece.
E’ una città che non si lascia ammirare solo per le sue bellezze paesaggistiche ed architettoniche ma anche per ciò che racchiude nel suo spirito più antico, costituito da enigmi profondi, ricchi di fascino ed a volte sconfinanti nel mistero.
C’è uno spirito antico nelle capitali europee e in un certo senso questo è parte di noi e può in qualche modo contrastare l'invasione di una modernità non sempre rispettosa del passato. A Lisbona si può trovare la spiritualità più innocente e autentica dei quartieri antichi, indugiando su arcaiche vie in cui è ancora facile trovare artisti dediti alla musica, poeti, volti umili di artigiani.
“L’anima è troppo leggera per il peso della realtà”
Visitiamo il monastero dos Jerónimos ("dei Geronimiti") che si trova nel quartiere di Belém. Realizzato in stile manuelino su progetto dell'architetto Diogo de Boitaca, fu fatto costruire dal Re Manuele I per celebrare il ritorno del navigatore portoghese Vasco de Gama, dopo aver scoperto la rotta per l'India.
La leggenda narra che il monastero venne costruito dove esisteva la chiesetta Ermida do Restelo, nella quale il navigatore ed il suo equipaggio, trascorsero in preghiera, la notte precedente alla partenza per il viaggio che li portò alla scoperta della rotta per l'India, rivelatasi poi fondamentale per la storia dell'umanità. La sua costruzione iniziò nel 1502 ed ebbe termine dopo circa cento anni. La sua costruzione venne finanziata dal cinque per cento delle imposte riscosse sulla importazione delle spezie dall'India. Lo stile manuelino con il quale venne edificato, si caratterizza per la mescolanza di elementi decorativi del tardo gotico e motivi del rinascimento. Fanno eccezione il portale principale e laterale, l'interno della chiesa ed il chiostro. Le cappelle della chiesa furono restaurate in stile rinascimentale nel XVI secolo e contengono i monumenti funebri di Manuele I e della sua famiglia oltre che di altri Re del Portogallo.
Appena all'interno del portale principale (occidentale) si trovano le tombe, in stile neo manuelino, del navigatore Vasco de Gama e del poeta navigatore Luís de Camões. Nella cappella del chiostro, riposano dal 1985, le spoglie dello scrittore Fernando Pessoa.
-Il sentiero è il mio compagno
Un quieto ed eterno amico
Siamo così simili
Non c’è fine al nostro viaggio.
Trovo gioia nel vagare
In questa terra eternamente
Dietro ogni alta montagna
E valle devo guardare.
Il sentiero è il mio compagno
In qualsiasi direzione esso vada
Ed io rimarrò una Pellegrina
Fino al giorno in cui morirò.-
Rientriamo nella nostra casetta all’Alfama che un amico velista italianoci ha messo a disposizione mentre sta facendo la traversata dell’Atlantico con la sua compagna, proprietaria dell’appartamento.
In questo quartiere i vecchi stanno seduti fuori gli usci delle porte e annunciano che si è arrivati all'Alfama. Nei vicoli stretti, con le case addossate l'una all'altra, arriva sempre troppa poca luce e aria quindi gli abitanti passano gran parte della loro giornata per strada chiacchierando coi vicini, incuranti del continuo passaggio di turisti.
L'Alfama, sdraiato sulla collina alla destra della Baixa, è certamente uno dei luoghi più caratteristici e autentici di Lisbona. Poco colpito dal grande terremoto del 1755, ha conservato l'architettura spontanea con cui era cresciuto con l'espansione della città fuori dalle mura antiche. Parcheggiamo Nema Problema di fronte alla locanda dove mangeremo, che è dirimpetto alla nostra casa.
Alla notte la città si anima, malinconica di giorno, la sera Lisbona diventa vivace e i portoghesi vivono la città intensamente. Non c’è nulla di più portoghese che il malinconico e profondo canto del fado, nato, a quanto pare, in una taverna del quartiere di Alfama. Al giorno d’oggi, il fado è inseparabile dall’essenza di Alfama ed è proprio qui fra vicoli, selciati e palazzi moreschi scalcinati che si trovano i migliori locali dove ascoltarlo. Il nome deriva dal latino fatum (destino) e le origini sono incerte anche se antiche e probabilmente legate ai ritmi brasiliani. Intenso, struggente e da sempre accompagnato da sentimenti di malinconia e nostalgia d’amore e di vita, il fado racconta temi di emigrazione, di lontananza, di separazione, dolore e sofferenza. Non è necessario capire il significato o il senso delle storie narrate e cantate, la melodia e la saudade (nostalgia) delle note coinvolge così tanto lo spettatore che questo ne coglie comunque il sentimento e ne viene totalmente rapito.
“Se mi sveglio, addormentami.”
Entriamo nella locanda da dove escono le note di questa musica malinconica che, come tutte le musiche popolari, ha trovato la sua incubazione negli ambienti al confine della malavita e della piccola delinquenza urbana, analogamente a quanto è accaduto per il samba e il tango. Sono gli ambienti che prediligo e a quanto pare li predilige anche Smilla, del resto si è fatta un anno e mezzo di “prigione” e si trova a suo agio con questi uomini dalle facce truci ma di pregiata ospitalità. Ci accolgono come se fossimo dei loro e la notte prosegue tra musica, fumo e sonore bevute di Ginginha a base di ciliegie e Vinho do Porto.
-Certo che sei mesi fa non avrei pensato di trovarmi in una fumosa locanda portoghese, tra fumo, fado e facce da galera, con questo umano che sembra più randagio di quanto lo fossi io quando ero randagia. Mi piace stare con lui e, se da un lato sento questa responsabilità nell’averlo adottato, dall’altro la leggerezza con cui cerca di contrastare il peso delle vite che ha dovuto accompagnare negli anni in cui ha lavorato in carcere, in comunità, con i malati di mente, mi fa capire che saprà rendere leggera anche la mia vita, rendere innocue le mie paure. Ora i musicanti stanno suonando un fandango e, aiutato dal vino e dalle grazie di una bella lusitana, l’uomo si lancia in un sensualissimo ballo, dapprima lentamente, poi con un andamento via via crescente. La dama risponde, incoraggiandolo, alternando momenti di ballo di coppia ad esibizioni della sua maestria mentre l'umano, ormai rapito dal fascino di questa dea, si limita a marcare il ritmo sobriamente. Le movenze sensuali e ritmate, tipiche dei caratteri latini, rendono ipnotica l’atmosfera. Altri uomini si uniscono alle danze, a volte in Portogallo il fandango prende l’aspetto di un ballo individuale, perché spesso la coppia si divide per fare degli assolo. Si balla frequentemente anche tra uomini e, come in questo caso, il ballo è caratterizzato dal tempo tenuto battendo i piedi per terra, però non è flamenco, è lento e pacato come il carattere malinconico lusitano. Ora però ho intravisto la porta della cucina e lo lascio al suo destino. Tanto si sta divertendo!-
Ad un certo punto ho perso di vista Smilla, ho perso il ritmo del fandango e ho perso anche Gisela, la mia Tersicore lusitana, salvo poi ritrovare tutti e tre fuori dal locale, ma dentro Nema Problema che saggiamente viene guidata da Gisela. Di certo affascinata dalle mie performance danzerine ci porta a casa sua e mi salva da una sbronza già di difficile smaltimento, ma non ancora colossale come sarebbe potuta essere se questa dolce meraviglia non mi avesse portato via. Chi sei misteriosa creatura, comparsa nella notte tra il fumo e le chitarre?
“Ti ho cercato, amore mio, in ogni atomo di te che è disperso nell'universo. Ne ho raccolti quanti mi era possibile, nella terra, nell'aria, nel mare, negli sguardi e nei gesti degli uomini.”
Gisela ride mentre le declamo queste parole di Tabucchi e allora insisto:
“Come può essere presente la notte. Fatta solo di se stessa, è assoluta, ogni spazio è suo, si impone di sola presenza, della stessa presenza del fantasma che sai che è lì di fronte a te ma è dappertutto, anche alle tue spalle, e se ti rifugi in un piccolo luogo di luce di esso sei prigioniero perché intorno, come un mare che circonda il tuo piccolo faro, c'è l'invalicabile presenza della notte.”
Sono passati tre mesi da quella notte. Mi sovvengono, mentre siamo accanto al mare, non fa freddo e affondiamo tra la sabbia delle spiagge di Cascais, dove, come dicono i nativi, la terra finisce e il mare comincia, le parole di Tabucchi:
“Non si sentì rassicurato, sentì invece una grande nostalgia, di cosa non saprebbe dirlo, ma era una grande nostalgia di una vita passata e di una vita futura, sostiene Pereira.”
Le lunghe onde ci bagnano le gambe e il cuore e le zampe mentre io e Gisela camminiamo e Smilla galoppa sulla sabbia .
“The track is my companion
A quiet eternal friend
For so alike toghether
We have no journey’s end.
I find joy in roving
This land eternally
Beyond each lofty mountain
And valley I must see.
The track is my companion
Whichever way it lies
And I’ll remain a Pilgrim
Until the day I die.”
Laury Wells – Prelude
Tratto da INSIDE BLACK AUSTRALIA
antologia di poesia aborigena a cura di Kevin Gilbert

QUDU editore Bologna.






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