Part.3: O FIM DO MUNDO
“Guardo ogni
cosa come una fratellanza e una sorellanza vedo il tempo come nient’altro che
un’idea e considero l’eternità un’altra possibilità. Penso ad ogni vita come a
un fiore, comune come una margherita dei campi, e altrettanto singolare e ad
ogni nome come a una piacevole musica in bocca che tende, perché tutta la
musica lo fa, verso il silenzio e ad ogni corpo come a un leone di coraggio e a
qualcosa di prezioso per la terra. Quando sarà finita, voglio dire: per tutta
la vita sono stata una sposa maritata alla meraviglia. Sono stata lo sposo, e
ho preso il mondo fra le mie braccia. Quando sarà finita, non voglio chiedermi
se ho fatto della mia vita qualcosa di particolare e di vero. Non voglio finire
avendo semplicemente visitato questo mondo.”
Queste parole di Mary Oliver, tratte da “When Death
Comes”, mi sovvengono mentre siamo accanto al mare, non fa freddo e affondiamo
tra la sabbia delle spiagge di Cascais, dove, come dicono i nativi, la terra
finisce e il mare comincia. Le lunghe onde ci bagnano le gambe e il cuore e le
zampe.
Ora, alla “fine
del mondo”, la ponta mais ocidental do continente europeu, lasceremo le nostre
ombre libere di andare verso vite migliori. Si compie qui ed ora, sia per me
che per Smilla, una rinascita da vite che hanno esaurito il loro percorso.
Tra eteronimi e
ortonimi di Fernando Pessoa vaghiamo per mercatini rionali, tram e azulejos.
Barocco e manuelino in sincretica fascinazione.
Tra gli stretti
vicoli dell’araba Alfama, intrigo di voci e di popoli, miscuglio del mondo dove
le persone si fanno compagnia è l’amore che è l’essenziale.
L'elevador de
Santa Justa, anche conosciuto come El Grasciaro, ci porta nel cielo di Lisbona.
Questa incredibile struttura neogotica risale al 1898 ed è un vero e proprio
precursore dei moderni ascensori. Dotato di cabine di legno e ottone, fu
azionato prima dal vapore e poi dall’energia elettrica ed è inserito in una
torre di ferro che per molti aspetti ricorda la struttura della Tour Eiffel. Ai
tempi venne considerato un azzardo progettuale per il dislivello che superava,
mettendo in collegamento la Baixa con il Chiado, per i materiali utilizzati e
per il viadotto sospeso che permetteva di raggiungere l’ascensore dalla
stazione superiore.
Dalla cima della
torre, tramite una scala a chiocciola, si trova un panoramico caffè da cui si
gode una delle più belle viste sulla città e sul Castelo de São Jorge.
Il ponte 25 de
Abril è un ponte sospeso sull'estuario del fiume Tago e venne costruito
dall'American Bridge Company, la stessa compagnia che si occupò della
costruzione del famoso Golden Gate Bridge di San Francisco, al quale il ponte
25 de Abril è ispirato. Mentre rimiriamo questa meraviglia si avvicina un ometto
che comincia a declamarci tutti gli artefici della costruzione dell’opera
passando poi al Padrão dos Descobrimentos, il monumento alle scoperte,
elencandomi di seguito le decine di navigatori a cui è dedicato. Ringrazio
questo distinto e gentile signore che però mi fa capire che se gli dessi
qualcosa per uma bica, un caffè detto alla lisboneta, sarebbe cosa gradita!
E’ la seconda
volta che un portoghese si comporta da spagnolo o italiano, l’altra è stata
passeggiando lungo il Rossio quando un tipo voleva vendermi dell’hashish. Al
contrario degli spagnoli e degli italiani, i portoghesi sono molto riservati e
gentili. Non insistono e, anche nelle due occasioni di scrocco da me vissute,
si rivolgono con estrema educazione. Lontani anni luce dai loro cugini spagnoli
che mi hanno proposto di acquistare in sequenza: oro, argento, droghe varie e
di vari colori, armi e una notte con una loro amica che a dir loro sarebbe
stata lietissima di offrirmi le sue grazie.
I portoghesi
invece sono differenti, sarà la saudade, questa forma di malinconia, un
sentimento affine alla nostalgia. Etimologicamente, deriva dal latino solitùdo,
solitudinis, solitudine, isolamento e salutare, salutatione, saluto.
In alcune
accezioni la saudade è una specie di ricordo nostalgico, affettivo di un bene
speciale che è assente, accompagnato da un desiderio di riviverlo o di
possederlo. In molti casi una dimensione quasi mistica, come accettazione del
passato e fede nel futuro.
Fatto sta che
loro hanno fatto la rivoluzione dei garofani cacciando una dittatura terribile
senza spargimenti di sangue. Quello che di Lisbona poi colpisce molto è la
mescolanza di caratteri somatici. Credo di aver visto le persone più belle in
questa città. Donne dalla pelle nera e gli occhi verdi, ragazze con gli occhi a
mandorla e i dreads, ragazzi biondi con gli occhi neri come la pece.
E’ una città che
non si lascia ammirare solo per le sue bellezze paesaggistiche ed
architettoniche ma anche per ciò che racchiude nel suo spirito più antico,
costituito da enigmi profondi, ricchi di fascino ed a volte sconfinanti nel
mistero.
C’è uno spirito
antico nelle capitali europee e in un certo senso questo è parte di noi e può
in qualche modo contrastare l'invasione di una modernità non sempre rispettosa
del passato. A Lisbona si può trovare la spiritualità più innocente e autentica
dei quartieri antichi, indugiando su arcaiche vie in cui è ancora facile
trovare artisti dediti alla musica, poeti, volti umili di artigiani.
“L’anima è troppo
leggera per il peso della realtà”
Visitiamo il
monastero dos Jerónimos ("dei Geronimiti") che si trova nel quartiere
di Belém. Realizzato in stile manuelino su progetto dell'architetto Diogo de
Boitaca, fu fatto costruire dal Re Manuele I per celebrare il ritorno del
navigatore portoghese Vasco de Gama, dopo aver scoperto la rotta per l'India.
La leggenda
narra che il monastero venne costruito dove esisteva la chiesetta Ermida do
Restelo, nella quale il navigatore ed il suo equipaggio, trascorsero in preghiera,
la notte precedente alla partenza per il viaggio che li portò alla scoperta
della rotta per l'India, rivelatasi poi fondamentale per la storia
dell'umanità. La sua costruzione iniziò nel 1502 ed ebbe termine dopo circa
cento anni. La sua costruzione venne finanziata dal cinque per cento delle
imposte riscosse sulla importazione delle spezie dall'India. Lo stile manuelino
con il quale venne edificato, si caratterizza per la mescolanza di elementi
decorativi del tardo gotico e motivi del rinascimento. Fanno eccezione il
portale principale e laterale, l'interno della chiesa ed il chiostro. Le
cappelle della chiesa furono restaurate in stile rinascimentale nel XVI secolo
e contengono i monumenti funebri di Manuele I e della sua famiglia oltre che di
altri Re del Portogallo.
Appena
all'interno del portale principale (occidentale) si trovano le tombe, in stile
neo manuelino, del navigatore Vasco de Gama e del poeta navigatore Luís de
Camões. Nella cappella del chiostro, riposano dal 1985, le spoglie dello scrittore
Fernando Pessoa.
-Il sentiero è il mio compagno
Un quieto ed eterno amico
Siamo così simili
Non c’è fine al nostro viaggio.
Trovo gioia nel vagare
In questa terra eternamente
Dietro ogni alta montagna
E valle devo guardare.
Il sentiero è il mio compagno
In qualsiasi direzione esso vada
Ed io rimarrò una Pellegrina
Fino al giorno in cui morirò.-
Rientriamo nella
nostra casetta all’Alfama che un amico velista italianoci ha messo a
disposizione mentre sta facendo la traversata dell’Atlantico con la sua
compagna, proprietaria dell’appartamento.
In questo
quartiere i vecchi stanno seduti fuori gli usci delle porte e annunciano che si
è arrivati all'Alfama. Nei vicoli stretti, con le case addossate l'una
all'altra, arriva sempre troppa poca luce e aria quindi gli abitanti passano
gran parte della loro giornata per strada chiacchierando coi vicini, incuranti
del continuo passaggio di turisti.
L'Alfama,
sdraiato sulla collina alla destra della Baixa, è certamente uno dei luoghi più
caratteristici e autentici di Lisbona. Poco colpito dal grande terremoto del
1755, ha conservato l'architettura spontanea con cui era cresciuto con
l'espansione della città fuori dalle mura antiche. Parcheggiamo Nema Problema
di fronte alla locanda dove mangeremo, che è dirimpetto alla nostra casa.
Alla notte la
città si anima, malinconica di giorno, la sera Lisbona diventa vivace e i
portoghesi vivono la città intensamente. Non c’è nulla di più portoghese che il
malinconico e profondo canto del fado, nato, a quanto pare, in una taverna del
quartiere di Alfama. Al giorno d’oggi, il fado è inseparabile dall’essenza di
Alfama ed è proprio qui fra vicoli, selciati e palazzi moreschi scalcinati che
si trovano i migliori locali dove ascoltarlo. Il nome deriva dal latino fatum
(destino) e le origini sono incerte anche se antiche e probabilmente legate ai
ritmi brasiliani. Intenso, struggente e da sempre accompagnato da sentimenti di
malinconia e nostalgia d’amore e di vita, il fado racconta temi di emigrazione,
di lontananza, di separazione, dolore e sofferenza. Non è necessario capire il
significato o il senso delle storie narrate e cantate, la melodia e la saudade
(nostalgia) delle note coinvolge così tanto lo spettatore che questo ne coglie
comunque il sentimento e ne viene totalmente rapito.
“Se mi sveglio,
addormentami.”
Entriamo nella
locanda da dove escono le note di questa musica malinconica che, come tutte le
musiche popolari, ha trovato la sua incubazione negli ambienti al confine della
malavita e della piccola delinquenza urbana, analogamente a quanto è accaduto
per il samba e il tango. Sono gli ambienti che prediligo e a quanto pare li
predilige anche Smilla, del resto si è fatta un anno e mezzo di “prigione” e si
trova a suo agio con questi uomini dalle facce truci ma di pregiata ospitalità.
Ci accolgono come se fossimo dei loro e la notte prosegue tra musica, fumo e
sonore bevute di Ginginha a base di ciliegie e Vinho do Porto.
-Certo che sei mesi fa non avrei pensato di trovarmi
in una fumosa locanda portoghese, tra fumo, fado e facce da galera, con questo
umano che sembra più randagio di quanto lo fossi io quando ero randagia. Mi
piace stare con lui e, se da un lato sento questa responsabilità nell’averlo
adottato, dall’altro la leggerezza con cui cerca di contrastare il peso delle
vite che ha dovuto accompagnare negli anni in cui ha lavorato in carcere, in
comunità, con i malati di mente, mi fa capire che saprà rendere leggera anche
la mia vita, rendere innocue le mie paure. Ora i musicanti stanno suonando un fandango
e, aiutato dal vino e dalle grazie di una bella lusitana, l’uomo si lancia in
un sensualissimo ballo, dapprima lentamente, poi con un andamento via via
crescente. La dama risponde, incoraggiandolo, alternando momenti di ballo di
coppia ad esibizioni della sua maestria mentre l'umano, ormai rapito dal
fascino di questa dea, si limita a marcare il ritmo sobriamente. Le movenze
sensuali e ritmate, tipiche dei caratteri latini, rendono ipnotica l’atmosfera.
Altri uomini si uniscono alle danze, a volte in Portogallo il fandango prende
l’aspetto di un ballo individuale, perché spesso la coppia si divide per fare
degli assolo. Si balla frequentemente anche tra uomini e, come in questo caso,
il ballo è caratterizzato dal tempo tenuto battendo i piedi per terra, però non
è flamenco, è lento e pacato come il carattere malinconico lusitano. Ora però
ho intravisto la porta della cucina e lo lascio al suo destino. Tanto si sta
divertendo!-
Ad un certo
punto ho perso di vista Smilla, ho perso il ritmo del fandango e ho perso anche
Gisela, la mia Tersicore lusitana, salvo poi ritrovare tutti e tre fuori dal
locale, ma dentro Nema Problema che saggiamente viene guidata da Gisela. Di
certo affascinata dalle mie performance danzerine ci porta a casa sua e mi
salva da una sbronza già di difficile smaltimento, ma non ancora colossale come
sarebbe potuta essere se questa dolce meraviglia non mi avesse portato via. Chi
sei misteriosa creatura, comparsa nella notte tra il fumo e le chitarre?
“Ti ho cercato,
amore mio, in ogni atomo di te che è disperso nell'universo. Ne ho raccolti
quanti mi era possibile, nella terra, nell'aria, nel mare, negli sguardi e nei
gesti degli uomini.”
Gisela ride
mentre le declamo queste parole di Tabucchi e allora insisto:
“Come può essere
presente la notte. Fatta solo di se stessa, è assoluta, ogni spazio è suo, si
impone di sola presenza, della stessa presenza del fantasma che sai che è lì di
fronte a te ma è dappertutto, anche alle tue spalle, e se ti rifugi in un
piccolo luogo di luce di esso sei prigioniero perché intorno, come un mare che
circonda il tuo piccolo faro, c'è l'invalicabile presenza della notte.”
Sono passati tre
mesi da quella notte. Mi sovvengono, mentre siamo accanto al mare, non fa
freddo e affondiamo tra la sabbia delle spiagge di Cascais, dove, come dicono i
nativi, la terra finisce e il mare comincia, le parole di Tabucchi:
“Non si sentì
rassicurato, sentì invece una grande nostalgia, di cosa non saprebbe dirlo, ma
era una grande nostalgia di una vita passata e di una vita futura, sostiene
Pereira.”
Le lunghe onde
ci bagnano le gambe e il cuore e le zampe mentre io e Gisela camminiamo e
Smilla galoppa sulla sabbia .
“The track is my
companion
A quiet eternal
friend
For so alike
toghether
We have no
journey’s end.
I find joy in
roving
This land
eternally
Beyond each
lofty mountain
And valley I
must see.
The track is my
companion
Whichever way it
lies
And I’ll remain
a Pilgrim
Until the day I
die.”
Laury Wells –
Prelude
Tratto da INSIDE
BLACK AUSTRALIA
antologia di
poesia aborigena a cura di Kevin Gilbert
QUDU editore
Bologna.
Nessun commento:
Posta un commento